Alcol, fumo, farmaci sempre più diffusi tra i minorenni: uno su tre fuma abitualmente, uno su quattro si ubriaca spesso
In crescita il consumo di psicofarmaci “da banco”: ne fa uso abituale uno studente su dieci. Preoccupante il fenomeno del “binge drinking”: tre su dieci assumono tanto alcol in poche ore almeno una volta al mese. Sembra invece arrestarsi l’ascesa delle sigarette senza combustione.
Altro che smart drugs: le “nuove droghe”, che dilagano tra i giovani, sono in realtà vecchie conoscenze – legalizzate – come alcol, fumo e farmaci da banco usati in maniera impropria. A lanciare l’allarme è l’edizione 2024 della Relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia, predisposta dal Governo e presentata lo scorso giugno. Il portale studentesco Skuola.net ne ha esaminato i principali punti di attenzione sui giovani emersi nel corso del 2023.
Segnalando come: oltre un terzo (34%) degli under 18 è un fumatore abituale, un quarto (25%) ha avuto almeno un’ubriacatura pesante (nell’arco di dodici mesi) e oltre uno su dieci – ma tra le ragazze i numeri quasi raddoppiano – nello stesso periodo di tempo ha assunto uno o più psicofarmaci, tra quelli acquistabili senza prescrizione medica.
Consumo di alcol: si inizia presto e si prosegue a ritmi elevati
Partendo dai fenomeni in maggiore crescita, come il consumo di alcol: il report segnala che, in generale, sono stati ben 2 milioni i giovani studenti – presi come punto di riferimento per l’analisi – ad aver riferito di aver consumato bevande alcoliche almeno una volta nella vita. Si tratta dell’81% della platea di riferimento. E non si tratta di episodi sporadici: nel solo 2023, infatti, la quota è stata del 75% (oltre 1,8 milioni di soggetti).
Ancora più preoccupanti sono i dati relativi alla quantità e alla frequenza con cui si assumono bevande alcoliche: circa 1 milione di studenti (41%) ha riferito di essersi ubriacato come minimo una volta nella vita, 750 mila nel corso dell’anno (30%). E quasi 43mila lo hanno fatto almeno 10 volte negli ultimi trenta giorni (1,7%). Di nuovo, le percentuali maggiori si registrano tra le ragazze.
Anche l’età della prima ubriacatura dimostra una crescente precocità: più del 30% dei giovani la colloca prima dei 15 anni, il 64% tra i 15 e i 17 anni. Sono i valori più alti mai registrati, segno che andando avanti nel tempo le cose stanno peggiorando.
E poi c’è chi, purtroppo, trasforma la bevuta in una “sfida” col proprio fisico. Sono quasi 710 mila – il 29% del totale – gli studenti che hanno riferito di aver consumato nei trenta giorni precedenti l’indagine “cinque o più bevande alcoliche in un intervallo ristretto di tempo”, nel giro di poche ore, (il cosiddetto “binge drinking”). Una pratica che, peraltro, si fa sempre più diffusa al crescere dell’età. In questo, invece, sembrano più “specializzati” i maschi, ma le ragazze seguono a ruota.
Fumo: le sigarette tradizionali ancora battono quelle “alternative”
Passando a osservare l’altro grande “nemico legale” per la salute, l’uso di tabacco, questo ha già attirato oltre 1,2 milioni di giovani, quasi il 50% della popolazione studentesca. Tanti, infatti, dicono di aver fumato una sigaretta almeno una volta nella vita. Quasi un milione – 950 mila, ovvero il 39% del totale – lo hanno fatto nel corso del 2023. La metà di questi – 480 mila ragazze e ragazzi, pari al 19% – racconta di aver fumato almeno una sigaretta al giorno nell’ultimo anno; un’abitudine, pure questa, che aumenta al crescere delle età. E, ancora, le quote più elevate si registrano tra le studentesse.
Pure qui la precocità la fa da padrona. Tra quanti hanno fumato sigarette almeno una volta nella vita, più della metà (57%) lo ha fatto per la prima volta a meno di 14 anni e il 40% tra i 15 e i 17 anni.
Parallelamente, parlando di fumo, vanno necessariamente messi sotto la lente d’ingrandimento anche i nuovi ritrovati: le sigarette senza combustione. Sono 480 mila (19%) gli studenti che riportano di averle provate in almeno un’occasione. La stragrande maggioranza di loro, quasi 410 mila lo ha fatto nel corso dell’ultimo anno.
Ma, va detto, la bolla sembra già essere esplosa: il 2023 registra, infatti, una riduzione dell’utilizzo di questi prodotti, dopo un trend di crescita che ha toccato i livelli più elevati nel 2022. Molto meno diffuse sono, invece, le altre tipologie di consumo alternativo di nicotina, come pipa ad acqua e tabacco da sniffo.
Completano il quadro le sigarette elettroniche. E qui i numeri tornano a farsi notevoli: 1,2 milioni di ragazzi (48%) le hanno utilizzate una volta nella vita e oltre 900 mila (37%) lo hanno fatto nel corso del 2023. Sono, per l’ennesima volta, le ragazze a portare in alto i consumi. Più della metà degli “svapatori” ha fumato la prima sigaretta elettronica nella fascia d’età 15-17 anni, il 40% addirittura prima dei 15 anni.
Mettendo il tutto a sistema, se ne ricava che nell’ultimo anno il 59% degli studenti ha utilizzato uno o più prodotti a base di nicotina.
Psicofarmaci “da banco”: si assumono soprattutto per dormire o per concentrarsi
Chiudiamo con le sostanze legali forse più subdole. In quanto apparentemente benefiche: tutti quei prodotti che vanno sotto il nome di psicofarmaci ma che non richiedono la ricetta medica per essere acquistati. I numeri, qui, per fortuna sono contenuti, ma non vanno comunque presi sotto gamba.
Perché il 18% dei giovanissimi – circa 440 mila persone – segnala l’assunzione di almeno una tipologia di sostanze psicoattive “da banco” nel corso della vita, oltre 280 mila (11%) sono gli utilizzatori nel corso dell’anno precedente il report e per 58 mila (2,3%) studenti si è trattato di un consumo frequente (almeno dieci volte in trenta giorni).
Il consumo di queste sostanze, però, dopo il calo del 2020, sta tornando a crescere tra gli studenti. Gli psicofarmaci maggiormente assunti dai giovani? Senza dubbio quelli per dormire o rilassarsi (8,3%), seguono quelli per l’attenzione e/o l’iperattività (3,5%), per dimagrire (2,6%) e per l’umore (2,5%). Ma tra le ragazze il tutto si raddoppia e, se si osservano i consumi di quelli per dormire e ancor più quelli per le diete, le quote femminili sono almeno triple rispetto a quelle dei coetanei maschi.