Ieri pomeriggio, assieme a mia moglie, abbiamo deciso di fermarci in un bar per un aperitivo. Nonostante fosse il Primo maggio, la pioggia ci ha costretti a cercare rifugio in un posto al chiuso.

Siamo così entrati in un locale molto carino e ben tenuto. C’era persino un bel tavolo da biliardo, la cui presenza mi ha subito riportato alla giovinezza, quando trascorrevo interi pomeriggi in locali fumosi, sigaretta in bocca e stecca in mano, cercando di svelare le esoteriche geometrie di questo gioco affascinante.

Oggi non fumo più e non gioco più a biliardo, ma mi sono piacevolmente sorpreso quando due giovani si sono avvicinati al tavolo ed hanno cominciato a sistemare le palle per iniziare una partita. Ho detto a mia moglie: ” Lo vedi che ci sono ragazzi che cercano alternative lodevoli all’alcol e alla droga …”. 

Non ho fatto in tempo – ahimè – a terminare la frase che la prima buca mancata è stata sottolineata da un’imprecazione blasfema e così anche le successive.

I due giocatori non si davano minimamente pena del fatto che nel bar ci fossero altre persone e che non fosse per niente educato bestemmiare, tanto più in un locale pubblico.

Quel che mi ha colpito di più è stata l’indifferenza assoluta della titolare del locale, che cinque minuti prima ci aveva serviti con squisita cortesia. Forse erano clienti abituali o forse era un episodio così frequente da non disturbare più la sua attenzione. Se ciò fosse accaduto nel mio bar di fiducia, sarei prontamente intervenuto, ma lì ho preferito lasciar stare. 

Per fortuna la partita è stata breve e i due se ne sono andati.

Lascio a voi lettori la libertà d’esprimere il vostro giudizio. Vi chiedo di partire dal “senso”: il comportamento dei due giovani ha avuto “senso”? Vale la pena trasformare una frustrazione in un’imprecazione? La bestemmia ci migliora come giocatori e come uomini? S. B.