Così i ragazzi sfidano il Coronavirus: “Incontriamoci e portate tanto alcol”
I giovani non riescono a stare in casa e affrontano il virus senza alcuna paura, spesso con il totale disinteresse dei genitori
“Le misure individuali di limitazione dei contatti sociali sono fondamentali per poter contrastare il Coronavirus, facciamo appello al senso di responsabilità di tutti”.
Questo il messaggio lanciato recentemente da Silvio Brusaferro, il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità. Nelle tv, attraverso le radio e sui social non si fa altro che sentire la stessa richiesta: evitare di uscire e di avere contatti. Sollecitazioni che però spesso sono completamente inascoltate dai ragazzi, che in diverse occasioni hanno dimostrato poco buonsenso: sfidare il virus senza alcuna paura è un atto di totale incoscienza. Così come è successo a Chieti, dove via Telegram è stato diffuso un invito a incontrarsi nella notte per bere grandi quantità di alcol e stare insieme.

Nel messaggio in possesso in esclusiva de ilGiornale.it si può leggere: “Per combattere il Coronavirus in quel di Chieti Botellón (ci si scambia alcol in abbondanza e si fa tanta amicizia) sulla piazza dietro il fuoricorso, dalle 23 in poi. Portate tanto alcol. Un bacio”. E nel giro di pochi minuti si sono registrate diverse adesioni: “Ci sono”; “Grandi raga”. Un ruolo importante e cruciale lo svolgono anche i genitori, che troppe volte assecondano le richieste dei figli a causa della paura di dire “no”. Il termine spagnolo “botellón” sta a indicare un fenomeno in cui i ragazzi si ritrovano in gruppi numerosi per consumare all’aperto bevande alcoliche.

Quando il coraggio è incoscienza
Agli adolescenti sicuramente risulta difficile chiedere di restare a casa, di rallentare la socialità, ma non sono assolutamente giustificati per le avventate scelte di superare l’ostacolo, fregandosene dei richiami da parte della autorità sanitare che da giorni stanno pregando per una vita meno frenetica che potrebbe contribuire ad allentare i contagi. Come riportato dal Corriere della Sera, i giovani milanesi che si sono trovati nel cuore della zona rossa non hanno alcuna intenzione di ascoltare gli appelli che rimbalzano quotidianamente sui canali di comunicazione: “Da ieri a oggi non è cambiato niente, continuerò a vedermi con il mio gruppo di amici nel pieno rispetto dell’emergenza sanitaria. Cambiare la abitudini di vita sarebbe controproducente. Il peso è soprattutto sui nostri genitori, che cedendo all’allarmismo ci vorrebbero chiusi in casa”. E poi c’è chi precisa di “evitare locali affollati”, ma non demorde e sminuisce le pericolosità del Coronavirus: “Non penso che sia una cosa di cui avere paura e di conseguenza barricarsi in casa. Le nostre abitudini di socialità cambieranno poco”.

Ma fortunatamente esiste anche una parte di ragazzi che ha colto perfettamente il senso dell’emergenza. Ad esempio il 20enne Rocco Vita si è messo a disposizione per fare volontariato in famiglia: “Faccio la spesa a mio nonno malato oncologico. Non voglio che esca di casa, è troppo pericoloso”. Così come la 15enne Silvia che, dopo diverse chiacchierate con sua madre, ha compreso come i giovani possano essere veicolo per il virus ai danni dei nonni: “Inizialmente non ci davo peso, ma ora ho capito e mi sembra irresponsabile che alcuni miei coetanei continuino a darsi appuntamenti in giro”.