È ciò che emerge da una ricerca realizzata dall’Istituto di Ricerca Eclectica sotto la direzione di Franca Beccaria e la supervisione di Franco Prina dell’Università di Torino.

Quando si sente parlare di giovani e di alcol, insieme, nella stessa frase, si pensa immediatamente al peggio. Nella realtà, invece, la maggior parte dei ragazzi italiani, oltre a essere piuttosto informata sulle norme che regolano il consumo di bevande alcoliche, in larga misura (l’87 per cento circa) le approva. Questo è ciò che emerge dalla ricerca Giovani, Alcol e Divieti

LA PAROLA AI GIOVANI
Promossa dall’Osservatorio Permanente sui Giovani e l’Alcol, l’indagine è stata realizzata dall’Istituto di Ricerca Eclectica sotto la direzione di Franca Beccaria e la supervisione di Franco Prina dell’Università di Torino. Attraverso quasi duemila questionari online (1.815, per la precisione), la creazione di un web forum e la realizzazione di quattro focus group, sono stati intervistati – su un tema che li tocca da vicino ma sul quale raramente vengono interpellati – una serie di giovani di età compresa tra i 15 e i 25 anni, residenti in diverse città italiane.

LO SCHELETRO DELLA RICERCA
Oltre ad aver approfondito la loro conoscenza sul tema, facendo riferimento alle leggi vigenti, ai giovani è stata chiesta una valutazione personale della situazione italiana, provando a immagine le possibili conseguenze di un ipotetico inasprimento delle norme in materie di alcol. In particolare sull’età minima per iniziare a bere, sui luoghi, sugli orari, sui prezzi.

L’EFFETTO BOOMERANG DELLE NORME STRINGENTI
I risultati offrono numerosi e importanti spunti di riflessione. Per tutti, dai genitori agli educatori, passando per gli operatori sociosanitari fino ai politici. Secondo gli stessi interessati non è di certo introducendo nuovi e più severi divieti che si limiteranno i danni, considerato che già molti di quelli vigenti sono ampiamente disattesi, soprattutto da chi dovrebbe farli rispettare. I giovani ritengono che ulteriori provvedimenti normativi potrebbero addirittura peggiorare la situazione e ottenere un effetto boomerang, portandoli a perdere la fiducia nei confronti delle istituzioni. Meglio, quindi, puntare sugli interventi diretti, di sensibilizzazione oltre che di prevenzione.