Qualche tempo fa, alcuni utenti di Facebook hanno segnalato alla polizia postale di Mantova, una fan page dal contenuto blasfemo: “Gesù il nostro amico immaginario”.

Gli agenti, esaminando il contenuto della pagina, hanno riscontrato una chiara ipotesi di reato, a causa del linguaggio scurrile adottato: non semplici opinioni o giudizi, ma commenti blasfemi, scritti con un linguaggio estremamente volgare e offensivo. La polizia ha peraltro individuato tutti gli autori di post e commenti, passibili di sanzioni per blasfemia.

Il fascicolo redatto è stato inviato alla Procura di Mantova, che ha prontamente inviato una richiesta di “congelamento” della pagina alla sede europea di Facebook, in Irlanda. Il congelamento, che ha durata di tre mesi, ha in tali casi la funzione di creare un intervallo temporale, durante il quale individuare l’autore (o gli autori) dei contenuti incriminati, ottenere tutte le autorizzazioni e procedere all’oscuramento della pagina.

Nonostante la solerzia dei giudici, la risposta di Facebook è stata a dir poco agghiacciante: il colosso americano ha negato alla nostra Procura l’accesso ai dati della pagina, sostenendo che questa non viola nessuna regola della community o normativa vigente in Italia. In effetti, nel nostro paese il reato di blasfemia è stato depenalizzato nel 1999: ad oggi esiste soltanto una sanzione amministrativa, che va dai 51 ai 309 euro.

Noi ci sentiamo di rispettare in pieno la legge del nostro paese e la policy decisa da Facebook. Riteniamo però che, prima della legge, sia fondamentale adottare un comportamento guidato dal buon senso. Una pagina, con contenuti chiaramente offensivi e ingiustificabili, andrebbe chiusa o – quantomeno – andrebbero eliminati i post più volgari.

Cogliamo l’occasione per ringraziare pubblicamente la nostra Polizia postale, che lotta giornalmente con successo contro il cyber-crimine.