Sono cresciuto all’Oratorio Salesiano. Don Pierino – che spesso alzava la tonaca ed arbitrava le gare – aveva già quaranta anni orsono adottato un severo regolamento anti-turpiloquio. La parolaccia faceva scattare un’ammonizione, e se uno bestemmiava erano guai: cartellino rosso, uno scappellotto sul cuzzetto ed un rigore contro. E don Pierino non aveva bisogno della prova televisiva; aveva orecchio fino e mani pesanti. Di bestemmie, così, anche durante le competizioni più accese non ne volavano mai nel cortile.

Sarebbe bello poter schierare, invece dell’arbitro e della moviola tv, tanti don Pierino sui campi di calcio italiano restituendo il pallone ad una sana dimensione di divertimento oratoriano. Temo, però, che la nobile idea di bandire la bestemmia – che riteniamo un’avvilente bestialità – finirà nel limbo delle buone intenzioni non appena sarà beccato qualche bestemmiatore eccellente.

Ed allora ci pensino i protagonisti a far proponimento per l’anno nuovo: niente bestemmie e così magari neanche i tifosi continueranno a far chiudere gli stadi con gli insulti più beceri.