Bondi (Servizio Alcologia dell’Asl 1): “Non sono tutti ragazzi perduti ma ci sono rischi legati alla giovane età degli assuntori”
Alcol e giovani, un fenomeno riesploso nelle ultime settimane di movida in centro storico con immagini ‘choc’ immortalate da residenti, denunce contro il degrado e il consumo di alcolici e stupefacenti nelle viuzze più appartate dell’acropoli. Comportamenti a rischio ed ‘eccessi’ che tuttavia non devono demonizzare un’intera generazione, come sottolinea il dottor Luciano Bondi, responsabile del Servizio di Alcologia interdistrettuale dell’Usl Umbria 1: “Non vuol dire che siano ragazzi ‘perduti’, tuttavia spesso si assiste ad una sottovalutazione di situazioni potenzialmente a rischio. Atteggiamenti aggressivi oppure oppositivi potrebbero anche essere legati all’ assunzione più o meno consapevole di nuove sostanze psicoattive che ad oggi sono difficili da tracciare dal punto di vista tossicologico perché non ancora conosciute. Ecco perché è fondamentale la prevenzione, proibire e basta non serve”.
Dottore, c’è un aumento di consumo di alcol nei ragazzi?
“Sono già diversi anni che gli indicatori che ci vengono forniti da studi nazionali e regionali, soprattutto sui comportamenti a rischio della popolazione studentesca, indicano un consumo di alcolici in età precoce. Studi che risalgono anche ad una decina di anni fa già evidenziavano un consumo ‘pericoloso’ nella fascia 13-19 anni. L’indicatore binge drinking (il bere in quantita’ elevate concentrato in un lasso di tempo breve, ndr) nei ragazzi dai 13 ai 15 anni si attestava tra il 5 e il 10% degli studenti esaminati. Per i giovani dai 15 ai 19 anni, il 39,4% dei maschi e il 30% delle femmine in Umbria aveva riferito uno o più episodi di binge drinking nel mese precedente. Quello che sta succedendo ora già si sapeva, il più delle volte questi comportamenti possono peggiorare con consumi elevati che diventano continui e più pericolosi, con tutte le conseguenze a livello fisico, mentale e comportamentale”. Quali sono i rischi?”Non è detto che nel tempo i comportamenti a rischio si trasformino in vere e proprie dipendenze, ma anche il consumo episodico di alcolici può avere conseguenze drammatiche specialmente nei minorenni, parliamo di danni a livello celebrale. In un ragazzino di 14 anni l’effetto dell’alcol è molto più pericoloso e può causare anche un danno precoce a livello cellulare cerebrale, specialmente se il consumo è elevato e ripetuto nel tempo, con effetti pesanti, anche irreversibili. Senza contare che come conseguenze ci sono anche gli incidenti stradali, sia in auto che in motorino. Purtroppo, poi, non ci si limita solo all’alcol. C’è il fumo di tabacco, di cannabinoidi e l’uso di psicofarmaci senza ricetta medica”.Si è acutizzato il problema con le restrizioni per il Covid?
“Con i locali chiusi, il coprifuoco e l’isolamento, il fenomeno è stato chiaramente contenuto anche perché nei ragazzi la modalità tipica del consumo di alcol avviene all’interno del gruppo, durante i fine settimana. Per il periodo del lockdown e dell’emergenza stretta ancora non abbiamo indicatori precisi sull’incidenza di questi comportamenti, ma i numeri, ora, stanno ripartendo e le persone che accedono ai nostri servizi sono solo la punta dell’iceberg”.Ha parlato di binge drinking, ci sono altri indicatori per fotografare la situazione?
“Secondo gli ultimi dati ESPAD in Umbria (che risalgono al 2019), un’indagine a livello scolastico sui comportamenti a rischio, è stato riscontrato un consumo pericoloso di alcol, almeno una volta all’anno, nel 38% dei ragazzi tra i 15 e i 19 anni. Un altro indicatore preoccupante è l’uso di cannabinoidi (intorno al 25%), di stimolanti e di sostanze illegali”.
Che fare?
“Aumentare la consapevolezza dei rischi e favorire una maggiore comunicazione sono due aspetti fondamentali, anche all’interno della famiglia. Altro aspetto importante è garantire il rispetto della legislazione sulla disponibilità e sulla assunzione di alcolici”.