Consumo di alcol in forte aumento fra i giovani dopo il lockdown
L’Ausl: “Osserviamo la tendenza alla ricerca di sostanze eccitanti come cocaina e crack che sono molto diffusi sul territorio, cannabis, droghe sintetiche, alcol e l’eroina”. I primi contatti con le sostanze già tra gli 11 e i 14 anni.
Dopo la fine del lockdown, con le scuole chiuse e le attività sportive, culturali e ricreative spesso sospese, per i più giovani sono venute meno importanti occasioni di socializzazione: in questo vuoto, l’alcol ha trovato spazio venendo usato come facilitatore della socializzazione in una movida che non conosce regole e finalità se non quella di cercare un’alterazione attraverso l’eccesso nell’uso di sostanze psicotrope e di bevande alcoliche.
A Parma “con la dottoressa Antonioni, responsabile del servizio per le dipendenze, ci siamo confrontati molto seriamente intorno alle conseguenze che il lockdown e il post lockdown potevano avere sui giovani rispetto all’uso e all’abuso di sostanze”, riferisce la dottoressa Silvia Riccardi, medico psichiatra del SerDP (Servizi per le dipendenze) di Parma: “Se inizialmente si pensava che i consumi di sostanze e alcol avrebbero rallentato, oggi sappiamo che in realtà si sono mantenuti e in alcuni casi, come per l’alcol, sono anzi aumentati. Essendo l’alcol disponibile nei supermercati, durante il lockdown è diventato, di fatto, la sostanza di più facile accesso”.
Il fenomeno del binge drinking (vere e proprie “abbuffate alcoliche”) per quanto riguarda i giovani, soprattutto quelli che vivono in famiglia, “è stato in parte contenuto durante il lockdown essendo venute meno le occasioni ossia le serate in cui questa pratica molto dannosa viene usata con la funzione di facilitatore sociale ma alla fine del periodo di confinamento c’è stata una ripresa con ricadute anche molto pesanti”.
Dopo le rigide limitazioni della socialità vissute dai ragazzi, confinati in casa per mesi senza scuola e senza poter praticare attività sportiva, i luoghi di incontro in cui la socializzazione avviene con il bicchiere in mano sono tra i pochi rimasti a disposizione offrendosi come una pericolosa scorciatoia per ridurre le distanze e tornare a sentirsi parte di un gruppo.