Come i giovani si perdono in un bicchiere…La piaga sociale dell’alcolismo giovanile

Il consumo di alcol a rischio è un fenomeno in costante evoluzione e una patologia sociale e sanitaria ancora misconosciuta e sottovalutata.

Secondo recenti stime attuate dall’Istat la quota di “consumatori a rischio”, potenzialmente suscettibili di un intervento di carattere sanitario, è in Italia pari a circa 9 milioni di individui, di tutte le fasce d’età e di entrambi i sessi, infatti, al di sotto dell’età legale sono circa 475 mila i minori a rischio. Questi dati fanno dell’Italia la Nazione in cui i bambini sono in assoluto i più precoci d’Europa, in media già consumatori di alcolici verso gli 11 – 12 anni, anche se in realtà, in molti casi, l’approccio è sicuramente più prematuro.

Inoltre, sebbene l’Italia continui a occupare un posto tra i più bassi nella graduatoria europea per consumo annuo pro capite e sia, assieme al Portogallo, il Paese dell’Unione Europea con il più alto numero di astemi, la recente trasformazione avvenuta nei modelli di consumo sembra in parte vanificare la positività di tali dati. I nuovi stili di assunzione di alcolici comportano, infatti, una maggiore esposizione a rischi che riguardano non solo la salute psicofisica, ma anche la sicurezza sociale, soprattutto quando il consumo di alcol si correla a circostanze quali la guida, le attività lavorative, la ricerca dello sballo. Inoltre, è proprio tra i giovani che si attesta la maggiore diffusione di “consumi a rischio”, problema che riguarda circa 1 milione e 200 mila soggetti di 11-24 anni.

Non solo il consumo adulto, ma anche quello giovanile negli ultimi quindici anni è stato caratterizzato da una forte e progressiva ispirazione a modelli nord-europei, si sono affermate abitudini di consumo come il “binge drinking” e l’assunzione di alcolici lontano dai pasti, quest’ultima particolarmente cresciuta soprattutto tra i giovanissimi di 14 – 17 anni e in particolare tra le ragazze, tra cui la prevalenza si è quasi triplicata nell’ultimo quindicennio.

Di recente questi modelli sono stati arricchiti, da una contaminazione in rapida espansione del modello spagnolo di “sballo” alcolico: il “budello”, la damigiana di vino sfuso, spesso di qualità discutibile, di minor costo e sicuramente conveniente, miscelato con superalcolici e consumato in maniera collettiva nelle piazze. Ubriacarsi, purtroppo, non è più un fenomeno occasionale ed isolato, causato dall’imprudenza e a volte dall’inesperienza, ma il risultato di un comportamento intenzionale, spesso ripetuto nel tempo, influenzato dall’esaltazione del valore positivo dell’alcol da parte della pubblicità, ma anche dall’assenza di una doverosa vigilanza da parte della famiglia e della società.

Secondo l’analisi congiunta dell’Osservatorio Nazionale Alcol CNESP, del Centro Oms per la Ricerca sull’Alcol e della Società italiana di Alcologia l’impatto simultaneo della pubblicità, delle strategie di marketing e del mercato della vendita al pubblico, ha contribuito a creare nuove culture e modelli del bere giovanile e contemporaneamente ha reso più accessibile e conveniente acquistare bevande alcoliche più economiche ed accattivanti. Gli spot dei prodotti alcolici sono associati ad un’ampia gamma di piaceri fisici e psicologici, tra cui le relazioni intime. Questo può in parte spiegare la tendenza dei giovani a considerare l’alcol un coadiuvante delle relazioni sociali e sessuali. Dalle ricerche attuate negli ultimi anni, è stato, inoltre, dimostrato che la pubblicità può indurre i non bevitori ad assumere atteggiamenti positivi nei confronti del bere ed a esprimere un interesse nei confronti delle bevande alcoliche, ma anche a spostare le loro preferenze su determinate marche di prodotti da parte giovani che già ne fanno uso. Gli spot televisivi sono particolarmente efficaci, però, soprattutto quando altri agenti di socializzazione e altre fonti di pressione sociale, come genitori, amici, educatori etc., sono poco attivi, in particolare durante i primi anni dell’adolescenza.

Considerando l’impatto che l’assunzione di alcolici ha sul benessere biopsicosociale è importante prestare attenzione al complesso rapporto che intercorre tra alcol e salute. Dalle evidenze scientifiche emerge che spesso si ricorre all’alcol per avere dei benefici sulla sfera sociale e sessuale: sono soprattutto i giovani ad affidarsi alle droghe per migliorare l’umore e ricevere un aiuto psicologico nei rapporti interpersonali. L’assunzione problematica di alcolici aumenta, inoltre, il rischio di incorrere in numerose problematiche sociali, in maniera direttamente proporzionale alle quantità consumate e non ci sono evidenze di esistenza di un effetto soglia. I problemi variano dall’aggressione e dalla violenza scatenate dall’assunzione di alcolici, ai problemi familiari e coniugali, come il maltrattamento su minori, l’intimate partner violence e l’abuso sessuale, a quelli lavorativi. L’alcol è non solo la causa di infortuni e problemi sociali, disordini mentali e comportamentali, ma anche di neoplasie e disturbi fisici, soprattutto gastrointestinali, muscolo scheletrici, cardiovascolari ed emopoietici, immunologici, sessuali (infertilità, disfunzioni sessuali, problemi prenatali, con particolare riferimento alla sindrome alcolica fetale). Tuttavia, numerose evidenze scientifiche dimostrano un miglioramento dello stato di salute in seguito all’interruzione del suo consumo problematico: ridurre il consumo alcolico o smettere di bere produce benefici sullo stato di salute e l’eliminazione dell’alcol causa un’inversione completa del rischio per tutte le patologie correlate descritte.

Risulta, pertanto, evidente che la complessità del rapporto tra i giovani e l’alcol non si può ridurre a problema di tipo esclusivamente medico ed epidemiologico. L’uso e l’abuso sono da indagare prima di tutto in una prospettiva antropologica e sociale. È il rapporto equilibrato fra piacere e rischio ad essere in crisi e non solo in Italia, ma in tutto il mondo. Troppi sono, infatti, i ragazzi candidati all’alcolismo e ai danni alcol correlati, problematiche che esploderanno con tutta la loro evidenza nei prossimi anni. Le modalità da assunzione di alcolici diffusi tra i giovani richiedono, quindi, una particolare attenzione e adeguati interventi, soprattutto per la possibilità di gravi implicazioni di ambito non solo sanitario, ma anche psico-sociale, data la possibile relazione con altri comportamenti a rischio, come l’interruzione precoce degli studi, la riduzione delle prestazioni scolastiche, l’aggressività auto ed etero diretta, i disturbi della condotta e la violenza, oltre alle possibili influenze negative sullo sviluppo cognitivo ed emotivo.