La lezione di Lisuzzo: “Scusatemi, sono mortificato”
Il difensore, appiedato per un turno dal giudice sportivo. “Il mio impegno per ripagare tutti da questa squallida questione sarà raddoppiato sul campo e fuori rendendo onore più che posso a questi colori”.
Pisa, 9 novembre 2017 – «Il mio impegno per ripagare tutti da questa squallida questione sarà raddoppiato sul campo e fuori rendendo onore più che posso a questi colori. Scusatemi, sono mortificato». Firmato Andrea Lisuzzo. «Il Sindaco» ha chiesto scusa. Lo ha fatto nella tarda serata di ieri, con una nota scritta di suo pugno e affidata al profilo facebook ufficiale del giocatore. Avrebbe potuto anche accampare mille attenuanti e solleticare la solidarietà dei tifosi: una bestemmia dopo un rete subita all’ultimo secondo, per una papera del portiere e che ha impedito di portare a casa una vittoria meritata, per la stragrande maggioranza dei calciofili rientra nell’ambito delle cose che, non dovrebbero, ma possono capitare. Andrea Lisuzzo, però, non decide per convenienza: tre anni fa la soluzione più semplice sarebbe stato andarsene, come chiedeva a gran voce una parte della tifoseria dopo l’esito fallimentare dell’ultimo anno della gestione Battini. Invece lui scelse di restare e partì per il ritiro di Bientina: voleva dimostrare di meritare la maglia del Pisa. E c’è riuscito. Ieri, invece, la cosa più facile sarebbe stata assecondare le tante critiche piovute sullo zelante commissario federale che, al novantesimo, ossia una manciata di secondi dopo la rete che ha condannato il Pisa al pari, messo nero su bianco lo sfogo infelice del difensore nerazzurro. Nulla di tutto questo. Lisuzzo ha preso carta e penna senza sottrarsi alle proprie responsabilità: «E’ doveroso e razionale farlo ogni giorno e ogni qualvolta se ne presenta la necessità presentandosi umilmente dinanzi alle ripercussioni che esse comportano e affrontandole in silenzio, lavorando sulla propria moralità affinché non si commettano più certi errori – ha scritto – .Il mio “sfogo “ di fine gara non è giustificabile ma nello stesso tempo umano e comprensibile, pertanto (questa la parte che mi piace sottolineare) il dispiacere di procurare un danno alla mia squadra e alla mia tifoseria, bambini compresi nonché un danno d’immagine alla mia società, da un uomo maturo quale sono, ma pur sempre un “uomo”, non ha attenuanti».