Il consumo di alcol per i giovani comporta solo rischi per la salute e nessun beneficio
La discussione sugli effetti dell’alcol sulla salute non è mai giunta a conclusioni condivise: se da una parte infatti l’Oms, attraverso l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) di Lione, ha affermato da tempo che è cancerogeno e che non esistono quantitativi sicuri, dall’altra negli ultimi anni alcuni studi hanno suggerito qualche possibile, sia pur modesto, effetto benefico. A complicare il quadro si aggiungono poi le indagini che associano il consumo alle conseguenze di tipo sociale come gli incidenti stradali, gli episodi di violenza e i reati.
Ora però un gruppo internazionale cerca di dire una parola più definitiva, partendo dal Global Burden of Diseases, Injuries and Risk Factors Study dell’anno 2020, la rilevazione considerata una delle più affidabili a livello mondiale per quanto riguarda appunto lo stato di salute e le abitudini della popolazione. I ricercatori hanno esaminato i dati di ben 204 paesi, suddividendo i cittadini in gruppi di età da cinque anni, e hanno studiato gli effetti del consumo di alcol su 22 tra malattie e condizioni patologiche. Il risultato è uno studio imponente e ricchissimo di dati e tabelle, pubblicato su Lancet, il cui messaggio più forte è questo: per i giovani non esiste una dose di alcol che possa avere effetti positivi sulla salute, mentre per le persone con più di 40 anni potrebbe esserci un piccolo beneficio associato a un moderato consumo.
L’indagine parte dalle stime di consumo, rivelando che più di 1,3 miliardi di persone ne assumono quantità pericolose per la salute (circa un miliardo sono uomini, le altre donne). Poco meno del 60% di coloro che bevono troppo sono giovani con meno di 40 anni, cioè ricadono proprio in quella fascia d’età (compresa tra 15 e 39 anni) per la quale non esiste alcun beneficio, anche per quantità moderate. E nel 77% dei casi si tratta di maschi.
Per chi ha più di 40 anni, poi, il rischio dipende dall’età, dalle condizioni di salute e anche dalla geografia, perché le tradizioni dei diversi paesi, per esempio in merito al tipo di alcolico preferito, hanno una grande influenza, così come ce l’hanno lo stato generale di salute degli abitanti di quel paese e l’efficienza del suo sistema sanitario. In condizioni generali buone, bere per esempio 1-2 bicchieri di vino al giorno può avere qualche effetto positivo sul rischio di malattie cardiovascolari, ictus e diabete.
Il messaggio principale è dunque quello rivolto ai giovani: le linee guida sul consumo di bevande alcoliche rivolte alle persone tra i 15 e i 39 anni, secondo gli autori, dovrebbero essere irrigidite, perché troppi giovani con meno di 40 anni, soprattutto maschi, consumano abitualmente quantità di alcol che li mettono a rischio (anche per l’aumento, tra i bevitori, di incidenti stradali, suicidi, omicidi e altre situazioni violente). Le stesse linee guida dovrebbero essere formulate in modo diverso, e cioè soprattutto per fasce di età, e tenendo conto del singolo paese.
Scendendo poi nel dettaglio, gli autori forniscono molti dati quantitativi e definiscono il livello minimo teorico di esposizione al rischio (Tmrel) e il livello di equivalenza con gli astemi, cioè la quantità di alcol sotto la quale il rischio corrisponde a quello di chi non beve. Per esempio, la dose di alcol raccomandata perché sicura per i giovani maschi di età compresa tra i 15 e i 39 anni è di 0,136 unità alcoliche al giorno, dove con un’unità alcolica è pari 10 grammi di alcol, cioè quello contenuto in 100 ml di vino rosso al 13%, una lattina di birra da 375 ml al 3,5% o 30 ml di superalcolici al 50% di alcol. Per le femmine, sorprendentemente, questo valore è più alto ed è pari a 0,273 unità alcoliche al giorno.
Per le persone con 40 anni o più le quantità sono comprese da mezzo a due unità alcoliche a seconda appunto del paese, e con le donne che possono sempre assumere più alcol degli uomini, mentre dopo i 65 anni le unità alcoliche concesse al giorno sono ben tre. Il tutto, naturalmente, in assenza di malattie che potrebbero aggravarsi a causa dell’alcol, o che prevedano terapie per le quali ci potrebbe essere un’interferenza negativa.
Volendo generalizzare, la dose ‘sicura’, a prescindere dal sesso, dall’età e dalla localizzazione è compresa tra 0 e 1,87 unità alcoliche al giorno. Infine, le mappe del consumo, presenti nella pubblicazione, mostrano che le zone del mondo nelle quali si beve di più sono quelle dell’Australia, Nuova Zelanda e isole vicine, e dell’Europa occidentale e centrale.