Alcol, se poco, non per tutti e mai per i giovani

Cosa ci dicono gli ultimi dati sui consumi di alcol e salute globale?

Il rapporto tra consumo moderato di alcol e salute è complesso e ha sollevato molte polemiche nella letteratura scientifica. In funzione delle finalità che le linee guida si propongono è noto e consolidato il concetto che se si vuole fare prevenzione, non bere è la scelta migliore per la salute e per la sicurezza. Nei fatti, dato che le prove disponibili suggeriscono che bassi livelli di consumo di alcol sono associati a un minor rischio di esiti di alcune malattie e un aumento del rischio di altre e che al netto di tutte le valutazioni e osservazioni disponibili risulta che l’alcol determina sempre un effetto di pregiudizio alla salute, nessuna linea guida può raccomandare l’uso di alcol ma, oggettivamente, porgere le linee guida sul consumo che ribadiscano che non esistono quantità sicure per la salute e che le quantità da non superare per non incorrere in un maggior rischio non sono generalizzabili all’universo ma dovrebbero sempre tenere conto dell’intero profilo epidemiologico che include i tassi di base della malattia all’interno delle popolazioni a cui le linee guida si riferiscono.

I risultati dell’analisi del Global Burden of Disease 2020, alla luce dell’esigenza di garantire scelte informate ai consumatori di alcolici, confermano l’opportunità di sviluppo di linee guida e raccomandazioni personalizzate sul consumo di alcol per età e tra le differenti realtà culturali e territoriali, evidenziando che le attuali soglie di consumo a più basso rischio, che esplicitamente riportano che il rischio esiste anche al di sotto di tali limiti, sono già troppo alte per alcuni e sicuramente per tutti i giovani.

Il consumo di alcol non è per tutti e va concordato con il medico curante che è in grado di valutare la plausibilità dell’uso di alcol in funzione della storia clinica del singolo consumatore. Inoltre, i risultati suggeriscono che eventuali linee guida non dovrebbero incorporare raccomandazioni specifiche per sesso, data l’assenza di variazioni sostanziali registrate in base al sesso tra le differenti aree geografiche e località.

Infine, riconoscendo che la maggior parte della popolazione mondiale che consuma quantità dannose di alcol è costituita da giovani adulti e prevalentemente giovani maschi, al fine di ridurre al minimo la perdita di salute dovuta al consumo di alcol è importante dare priorità agli interventi mirati a questi gruppi demografici.

Gli obiettivi di salute e di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite richiedono la riduzione del 10% dei consumatori dannosi entro il 2025 e una sostanziale riduzione dei consumi pro-capite e della mortalità causata dall’alcol entro l’anno 2030; l’Italia, come gran parte delle Nazioni, è in forte ritardo in funzione delle forti interferenze, che secondo l’OMS, il settore della produzione determina sui livelli decisionali nel merito di politiche adeguate di salute pubblica. Tanto da sollecitare i decisori politici a non considerare l’industria come partner per l’implementazione degli obiettivi di prevenzione previsti dalle strategie nazionali. queste strategie vanno rinnovate alla luce del Piano di Azione d’implementazione della Strategia Globale sull’Alcol approvata al maggio dall’Assemblea Mondiale di Sanità, che rafforza gli strumenti da usare, le azioni dotate di efficacia, sostenute dall’evidenza scientifica e di conferma dell’esigenza di agire sui determinanti economici. Sono i cosiddetti “best buys” che mirano alla riduzione della disponibilità fisica ed economica delle bevande alcoliche, alla riduzione dell’esposizione dei minori alla pubblicità e alle pressioni al bere, ad adeguate politiche di tassazione e dei prezzi. Il tutto da affiancare alle azioni richiamate dalla Risoluzione del Parlamento Europeo adottata a febbraio di quest’anno in cui, per la lotta al cancro, si indica la necessità che la Commissione Europea predisponga le giuste azioni per giungere ad un strategia alcol zero per i minori, alla riduzione o rigorosa regolamentazione della sponsorizzazione, alle etichette con le informazioni in grado di garantire scelte informate a chi consuma alcolici, come le calorie, le avvertenze per la salute, l’elenco degli ingredienti contenuti nella singola bottiglia di alcolico evitando di far avviare e svolgere iniziative di prevenzione ambigue, come quelle del bere responsabile, prive di qualunque evidenza scientifica di efficacia e inadeguate per i minori nei contesti sensibili, come le scuole, da interlocutori con conflitti d’interesse o che non siano portatori di interessi esclusivi di salute pubblica.

Agli adulti e alle agenzie educative competenti, scuola e famiglia, spetta vigilare su chi ha accesso ai minori e chi lo consente, ricordando che la cultura del bere e il bere responsabile per i giovani, almeno sino ai 25 anni, al fine di tutelare la completa e sana maturazione cerebrale con cui l’alcol interferisce, deteriorando un sano sviluppo cognitivo in senso razionale, si riassume in una regola aurea: non bere.