La Gen Z dice no ad alcol e iperconnesione: si diffonde una nuova consapevolezza dei giovani
Come già avvenuto per l’alcol, anche lo smartphone sta perdendo appeal tra gli adolescenti europei. Secondo una recente indagine del Guardian su oltre 20.000 ragazzi in 18 Paesi, quattro adolescenti su dieci tra i 12 e i 15 anni hanno scelto di ridurre volontariamente l’uso del telefono, con un balzo dal 22% al 40% in soli due anni. Una tendenza che mostra una nuova maturità nell’approccio al benessere psicologico.
Meno alcol, più benessere: mocktail e socialità sana
L’analogia con il consumo di alcol è evidente. La Gen Z, secondo una ricerca AstraRicerche per Heineken Italia, beve meno rispetto ai Millennial, scegliendo spesso cocktail analcolici (mocktail). Il motivo è chiaro: i giovani sono sempre più consapevoli dei danni del binge drinking e cercano forme di socialità che non dipendano da sostanze esterne.
Alla base di questa scelta, come per il detox digitale, c’è la volontà di costruire relazioni più autentiche e un’idea di socialità legata soprattutto allo svago (62,6%), alla condivisione di passioni (45,4%) e di esperienze (44,1%). Oltre un terzo dei giovani associa la socialità anche al proprio benessere psicologico (37,9%), spiegando così l’attenzione crescente verso ciò che consumano.
Smartphone: la generazione “offline” cambia le regole
In parallelo, crescono le prove dell’impatto negativo dell’iperconnessione. Uno studio di Sapien Labs su oltre 100.000 giovani tra i 18 e i 24 anni mostra che chi ha avuto uno smartphone prima dei 13 anni è più incline a disturbi dell’umore, problemi di autostima e perfino ideazioni suicidarie. Tra le ragazze, i disturbi psicologici aumentano del 9,5%.
L’Olanda è diventata laboratorio di un grande esperimento sociale: dal gennaio 2024, ha vietato smartphone e dispositivi digitali nelle scuole. I risultati? Dopo 18 mesi, il 75% delle scuole segnala una migliore concentrazione, il 59% relazioni sociali più sane, il 28% migliori risultati scolastici. Una rivoluzione che parte dalle aule, ma si estende ai cortili, riducendo cyberbullismo e isolamento.
I divieti si estendono in Europa
Sulla scia olandese, molti Paesi europei hanno introdotto restrizioni all’uso degli smartphone a scuola, tra cui Francia, Portogallo, Italia, Regno Unito, Scozia, Finlandia, Lussemburgo, Germania e Spagna. L’Irlanda raccomanda il divieto fino a 12 anni per i telefoni e fino a 15 anni per i social media. In Norvegia, il 60% delle visite specialistiche per problemi mentali tra ragazze è diminuito grazie alle restrizioni.
La sfida dell’educazione digitale
Ma non basta vietare: servono strategie educative. “I ragazzi vanno aiutati a riflettere su come usare lo smartphone anche fuori dalla scuola”, spiega la psicologa Antonella Elena Rossi. È necessario insegnare a riconoscere fake news, comprendere le dinamiche dei social e usare consapevolmente la tecnologia, proprio come si educa al consumo responsabile di alcol.
Una generazione che riscrive le regole
La “generazione offline” non rinnega la tecnologia, ma ne vuole fare un uso più maturo. Dopo l’entusiasmo iniziale per il digitale, emerge una nuova fase: quella della selezione, dei confini, della priorità ai rapporti reali. In un mondo dove l’intelligenza artificiale e la dipendenza da schermi minacciano la salute mentale, i giovani stanno tracciando una rotta nuova.
Che si tratti di social media o alcol, la Gen Z manda un segnale forte: meno e meglio, per una vita più sana, consapevole e centrata sul benessere.