A CAUSA DELL’ALCOLISMO SI VIVRA’ DI MENO
Va in discoteca, si ubriaca, forse assume stupefacenti e finisce in ospedale…
E’ accaduto in un noto locale di Pisciotta. La ragazza a un certo punto della serata ha iniziato a sentirsi male …
Controlli serrati tra Pasqua e Pasquetta da parte dei carabinieri di Sapri, tra Policastro e Palinuro. In azione, dunque, gli uomini dell’Arma insieme al Nucleo Cinofili dei Carabinieri di Sarno, per contrastare il mercato della droga e verificare i livelli di alcol nel sangue.
Il fenomeno riguarda in misura preoccupante i giovani che frequentano locali notturni e in modalità associata: in comitive o gruppi di amici.
Saranno gli adulti di domani con l’uso esagerato e precoce di bevande alcoliche. A questa accoppiata hanno dedicato un articolo gli esperti dell’ospedale Bambin Gesù di Roma, apparso sulla rivista Alcohol and alcoholism, puntando il dito sugli effetti nefasti per il fegato. «Aumentano malattie croniche e progressive. Ci troveremo di fronte a una generazione di giovani adulti con malattie epatiche che oggi si vedono nei 70enni».
Valerio Nobili, responsabile della struttura semplice di Epatopatie metaboliche e autoimmuni dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, spiega senza esitazioni: «In questo momento siamo di fronte a un allarme sociale. Fra i giovanissimi osserviamo due patologie che stanno crescendo in maniera esponenziale negli ultimi 15 anni: l’uso e l’abuso di bevande alcoliche e l’obesità. Se un bambino è obeso, ha quindi un’elevata probabilità di avere un fegato grasso, e se in età adolescenziale diventa anche un bevitore subisce l’effetto di due danni che non si sommano fra loro, ma si moltiplicano in modo esponenziale». Impossibile non legare questi comportamenti all’aumento, che pure rilevano Nobili e colleghi, di malattie croniche e progressive del fegato, come infiammazioni, steatosi (o “fegato grasso”) e fibrosi.
«Ai ragazzi in sovrappeso – aggiunge Nobili – bisogna sommare i 3-400mila 14-16enni che fanno uso e abuso di alcol». Fra i comportamenti a rischio che i pediatri del Bambin Gesù hanno avuto modo di rilevare, c’è la «scoperta» del bere a stomaco vuoto, chiamata con un brutto neologismo drunkoressia. «Dopo un digiuno prolungato l’alcol viene assorbito completamente, con danni acuti gravi e potenzialmente letali (encefalopatia alcolica) e con danni a lungo termine se il comportamento è ripetuto. Questi ragazzi rischiano di arrivare a 35 anni con un fegato gravemente compromesso».
«Negli anni ’90 avevamo un acme dei fegati cirrotici intorno ai 60-70 anni, oggi si colloca in anticipo di 20 anni almeno. Ecco perché abbiamo scritto che questi bambini compromettono le loro aspettative di vita di almeno 20 anni. Una previsione – ricorda Nobili – tristemente avanzata già nel 2005 in un articolo sul New England Journal of Medicine: la generazione attuale di bambini sarà forse la prima dal dopoguerra ad avere un’aspettativa di vita inferiore a quella dei propri genitori».
Che fare? «Occorre unire gli sforzi, insieme alle istituzioni e ai pediatri – riassume Nobili -. Qualche esempio? Portare la frutta nelle scuole, promuovere il consumo di pesce (gli acidi grassi Omega-3, di cui è ricco specialmente il pesce azzurro, sono dei potenti “sgrassanti” naturali per il fegato e nella dieta dei bambini italiani la loro quantità è pari a un quinto di quella raccomandata). Bisogna trovare spazi per l’attività fisica, promuovere gli spostamenti a piedi. Tutto questo costa, denaro e impegno, ma il costo futuro di milioni di giovani adulti malati sarà infinitamente più alto.
Questo per la prevenzione. Per quel che riguarda invece gli interventi di recupero, c’è bisogno che i Piani sociali di zona prendano in carico il problema e attivino percorsi sperimentali per tentare di accompagnare fuori dalla zona a rischio soprattutto i giovani delle scuole superiori.
Anche i dirigenti scolastici dovrebbero farsi parte in causa nel sensibilizzare gli studenti che si apprestano ad organizzare i famosi Mak P (la festa scolastica organizzata in Italia al termine del quinto anno di scuola superiore, cento giorni prima della fine dell’anno scolastico) a limitare in modo consapevole l’uso di bevande alcoliche e far sottoscrivere ai partecipanti un impegno ad autocontrollarsi nell’uso di sostanze stupefacenti. Questo in considerazione del fatto che a questa “cerimonia” la stragrande maggioranza dei partecipanti sono minorenni in quanto la festa è aperta anche agli allievi delle classi inferiori a quella dell’ultimo anno.
Senza contare, poi, agli intrusi esterni che in molti casi vengono fatti entrare solo per implementare l’incasso della serata.
Insomma, prevenire invece che curare mi sembra ancora la migliore cura. Quando il vaso si sarà rotto, per quanto si è bravi ad incollare i cocci, sarà sempre un vaso rattoppato.