Alcol, fumo e sesso non protetto: tutti i rischi che i giovani dimenticano

Basta poco per diventare dipendenti da alcolici e tabacco. E smettere è sempre più difficile

Avere 20 anni e non avere paura. Un titolo – quello dell’incontro al Festival di Salute a Padova – che racconta bene quello che i giovani pensano dei rischi che li circondano. Li sottovalutano, pensano che “tanto non capiterà a me”. Lo abbiamo fatto tutti, probabilmente, a 20 anni. Ci credevamo immortali e invincibili e per fortuna siamo ancora qui a raccontarlo. Ma i rischi di comportamenti sbagliati – e di malattie prevenibili legate a quei rischi che magari si manifestano 40 anni dopo – sono sempre dietro l’angolo. Basti pensare che i fattori di rischio legati a comportamenti personali sono responsabili di circa un terzo della mortalità, della morbilità e disabilità complessiva nel mondo.

Quelli che dipendono dall’alcol

Sul palcoscenico del Festival di Salute a Padova il 10 ottobre alle 11 discuterà dei rischi legati al consumo di alcol – e sì, ammettiamo che sia dura parlarne nella patria dello spritz e del prosecco – il professor Giovanni Addolorato, direttore dell’Unità di Medicina Interna e Patologie alcol correlate della Fondazione Policlinico Gemelli di Roma. Addolorato da anni gestisce l’ambulatorio di Alcologia della Fondazione Policlinico Gemelli, che vede ogni anno circa 220 pazienti, un terzo dei quali ha tra i 17 e i 25 anni. E non parliamo soltanto di ragazzi che bevono troppo nel fine settimana – i binge drinker di cui sempre si parla, che bevono tanto alcol a digiuno in poche ore, verosimilmente nel fine settimana – o almeno non solo.

La birretta con gli amici

Parliamo di ragazzi che bevono ogni giorno, magari una o due birre con gli amici prima di tornare a casa, o qualche drink dopo cena. Parliamo insomma di dipendenza alcolica vera e propria, di cui spesso le famiglie non si accorgono. O si accorgono quando è tardi e i comportamenti dei figli diventano aggressivi e violenti. Per non parlare dei rischi per la salute che si sintetizzano in una sola considerazione: prima dei 21 anni il nostro corpo non è in grado di metabolizzare l’etanolo dell’alcol, che quindi rimane in circolo e danneggia tutti gli organi, compreso il cervello alterando le comunicazioni neuronali e impedendone quindi lo sviluppo. Un cervello che resta adolescente.

Il fumo tradizionale e i nuovi dispositivi

Poi c’è il fumo. Irretiti dai nuovi prodotti elettronici, che hanno un look accattivante e che vengono considerati meno rischiosi della sigaretta tradizionale – quando ormai è invece dimostrato che sono prodotti da fumo a tutti gli effetti, sia le e-cig che i prodotti a tabacco riscaldato – i più giovani sono stati “catturati” all’amo dalle industrie del tabacco che non a caso stanno diversificando i prodotti per raggiungere nuovi consumatori. E quali meglio dei giovani che hanno una vita davanti di consumo? Una volta creata la dipendenza il gioco è fatto, e si diventa policonsumatori. “Fumano tutto – precisa Silvano Gallus, responsabile del Laboratorio di Ricerca sugli Stili di vita dell’Istituto Mario Negri – le sigarette tradizionali dove possono e le e-cig e i dispositivi a tabacco riscaldato anche di nascosto, perché puzzano poco o niente. E quell’aspirare continuo crea una dipendenza ancora più forte, per cui smettere è ancora più difficile”.

E le malattie sessualmente trasmesse

Infine il capitolo malattie sessualmente trasmesse: secondo i dati dell’Istituto superiore di Sanità, relativi al 2023, i casi sono in aumento del 16,1 per cento rispetto al 2021 con aumenti più che significativi per gonorrea (+83,2 per cento), sifilide (+25,5 per cento) e infezioni da clamidia (+21,4 per cento). Ma, differenziando per fasce d’età, si nota la criticità dei giovani: quelli tra 15 e 24 anni mostrano una prevalenza di infezione da Clamidia tripla rispetto a chi è più vecchio, mentre la prevalenza di infezione da Hiv tra chi ha una malattia sessualmente trasmessa confermata nel 2023 è di 12,6 per cento, circa quaranta volte più alta di quella stimata negli adulti italiani. Si può fare qualcosa? Di cose se ne possono fare molte ma, soprattutto, bisogna aumentare la consapevolezza dei ragazzi e delle ragazze, educarli alla salute sessuale che passa attraverso le regole del sesso sicuro, che prevedono l’utilizzo del condom, la riduzione del numero dei partner sessuali, evitare l’uso di sostanze stupefacenti e ridurre l’alcol. Perché alcol, fumo e sesso senza precauzioni sono rischiosi in sé e insieme non aggiungono ma moltiplicano i rischi.