Hanno tra i 18 e i 35 anni, bevono almeno 5 drink ogni settimana e preferiscono consumare superalcolici lontano dai pasti e in grande velocità. È il profilo dei giovani italiani tracciato da una ricerca dell’Istituto Toniolo e pubblicata per il Mulino all’interno del volume La condizione giovanile

LO STUDIO
Il testo che è appena arrivato in tutte le librerie dello Stivale, evidenzia come solo un giovane su 10 non sia solito bere nel corso di una settimana tipo mentre addirittura l’87,6%, consumi in media 5,3 drink alla settimana (con i maschi che tendono a bere più delle femmine, rispettivamente 6,1 contro 4,5 drink a settimana). Ma soprattutto la ricerca curata da Elena Marta, professore di psicologia sociale e comunità all’università Cattolica di Milano, delinea un profilo piuttosto preoccupante per quanto riguarda la sempre maggiore diffusione del fenomeno del binge drinking.

Vale a dire del consumo smodato di bevande alcoliche – principalmente drink realizzati con superalcolici e amari – concentrato in brevissimi periodi di tempo. Un’abitudine ormai consolidata per i weekend di almeno il 20% dei ragazzi italiani che, liberi da impegni scolastici e lavorativi, si lasciano andare in particolare il sabato (81,6%).
Al fenomeno delle abbuffate alcoliche però, fa da contraltare la ridotta percentuale di giovani, il 13,6% per l’esattezza, che beve alcolici ogni giorno (non necessariamente abusandone). Un dato che di fatto contraddice quella che è una caratteristica tipica della cultura del bere mediterranea tradizionale che prevederebbe il classico bicchiere di vino consumato durante i pasti. «La perdita di questo associazione dell’alcol ai momenti di conviviali – spiega la docente – è preoccupante perché in qualche modo abbassa le difese dei nostri ragazzi».
Lo studio conferma anche come il consumo di bevande alcoliche occasionale e al di fuori dei pasti sia la condizione più dannosa per le patologie e le problematiche legate all’alcol. Correlazione che peraltro, circa un anno fa, era stata dimostrata da una Relazione del Ministro della Salute Giulia Grillo al Parlamento sugli interventi realizzati in materia di alcol. In quell’occasione era anche stato evidenziato come in Italia siano particolarmente esposti gli adolescenti, che sono infatti considerati la fascia di popolazione più a rischio.

LE INDICAZIONI
A fronte di un’indicazione medica per cui fino ai 18 anni è decisamente sconsigliato consumare bevande alcoliche, secondo il Ministero ad oggi ben 800mila minorenni sono consumatori a rischio per patologie e problematiche alcol-correlate.
Quella dell’eccessivo consumo di alcol è una cattiva abitudine che i giovani italiani acquisirebbero fin dall’adolescenza, età in cui avviene il loro esordio alcolico. In Italia, nonostante anche per motivi culturali si tenda ad avere delle prime esperienze alcoliche piuttosto precoci – basta pensare al classico sorso di vino offerto da un nonno o un genitore in qualche occasione particolare – il primo approccio con bevande alcoliche per un ragazzo su tre (33,5% del campione) avviene tra i 15 e i 16 anni e mezzo. Ma c’è anche una fetta consistente di loro (circa il 18%) che inizia a farlo addirittura prima dei 15 anni. «Non solo, tra i più giovani abbiamo anche rilevato che – continua la ricercatrice – il consumo di alcol delle femmine sia in netto aumento rispetto al passato. Quasi si trattasse di un modo per cercare di essere accettate dai loro coetanei con la differenza però che le reazioni e le conseguenze, a causa della diversa struttura fisica, sono senza dubbio più gravi».

Il Rapporto però mostra anche come la quantità di alcol consumata si modifichi a seconda delle diverse fasce di età. In particolare il consumo aumenta in maniera significativa dai 24 anni, raggiungendo un picco tra i 27 e i 29 anni, per poi osservare una flessione a partire dai 30. Un andamento, quello del consumo maggiore tra i 24 e i 29 anni, che è valido anche i comportamenti a rischio come il binge drinking e le ubriacature.