SEMPRE PIU’ GIOVANI CADONO NELLA TRAPPOLA DELL’ALCOL
Aumentano gli under 24 finiti al pronto soccorso perché hanno bevuto troppo In un caso è intervenuto il pediatra perché il ragazzo non aveva ancora 14 anni.
La definiscono una malattia volontaria. Perché sei tu che hai scelto di averla. Una malattia che impegna in ospedale almeno tre sanitari a volta, tra diagnosi e necessità di tenere calmo il paziente. E che finisce per costare al sistema sanitario pubblico come e più delle cure per un malato di tumore.

È l’alcol a causare tutto questo. Una schiavitù che in Versilia fa sempre più vittime. Lo testimoniano i dati degli accessi al pronto soccorso dell’ospedale di Lido di Camaiore per abuso di sostanze alcoliche. Aumentano i casi, aumentano quelli gravi e a rischio di coma etilico. Aumentano, soprattutto, i giovani sotto i 24 anni che si sentono male perché hanno bevuto troppo. Con un episodio sconcertante: quello di un ragazzino sotto i 14 anni. Che, vista l’età, ha richiesto l’intervento della pediatria dell’ospedale.

I numeri forniti dall’Asl sono inquietanti da qualsiasi parte li si guardi. È chiaro che a colpire sono soprattutto i dati riguardanti i giovani. Gli under 24 finiti all’ospedale, minorenni compresi, passano dai 94 dei primi dieci mesi del 2016 ai 103 dello stesso periodo di quest’anno. Aumentano anche gli accessi nei fine settimana (da 123 a 143, quindi 20 in più), i giorni considerati più a rischio. Così come aumentano i casi di abuso di alcol nelle ore notturne: dai 204 del 2016 ai 230 del 2017. Quasi la metà di questi sono collegabili a ragazzi giovani o giovanissimi.

Parlando in generale, nel giro di un anno gli accessi in ospedale per abuso di sostanze alcoliche sono aumentati di quasi il 14%: da 290 a 330. Addirittura 45 quelli che registrano un doppio accesso nello stesso periodo: l’anno scorso ci si era fermati a 30. Incrementati anche i casi considerati a rischio di coma etilico – alcuni in effetti ci sono finiti – che passano da 59 a 87. L’unico dato in controtendenza, ma è poco più di una curiosità, è quello relativo al record stabilito da un singolo paziente: nel 2016 c’è stato un uomo che è finito 72 volte in 10 mesi al pronto soccorso per abuso di alcolici. Nel 2017 il numero massimo di accessi raggiunto da una sola persona è stato di 57.

«L’etilismo acuto è una intossicazione volontaria, che in Versilia vede più di una persona al giorno ricorrere alle cure in pronto soccorso – spiega il direttore del pronto soccorso versiliese Giuseppe Pepe – Spesso si tratta di una persona agitata, violenta e molesta. Che a volte nega l’evidenza e sposta l’attenzione verso altri disturbi, pur di non ammettere che è un bevitore o che ha bevuto»

Nelle prime ore di assistenza il caso di abuso di alcol assorbe in pronto soccorso risorse sanitarie importanti. Almeno un medico, un infermiere e un operatore sociosanitario. Che vengono deviati dagli altri ammalati gravi. Prestazioni, esami e farmaci che hanno un costo sempre più elevato.

«La stragrande maggioranza viene gestita in pronto soccorso in Alta intensità di cure, monitorizzata, perché il rischio del coma etilico è sempre alto – prosegue Pepe – Talora c’è bisogno della Rianimazione diretta dal dottor Stefano Buzzigoli, che ricovera i pazienti in coma gravi e che assorbono risorse elevatissime di cure intensive anche per 48 ore consecutive. È sempre un lavoro di squadra con tutto il Versilia: anche con la psichiatria del professor Mario Di Fiorino, sul paziente ubriaco ed etilista, che spesso è anche affetto da patologie psichiatriche. Purtroppo – continua Pepe – anche con il dottor Luigi Gagliardi, la cui equipe di pediatri in pronto soccorso è intervenuta in urgenza brillantemente anche in un caso sotto i 14 anni».

Un lavoro di squadra che consente di intervenire anche in casi in cui l’utente ubriaco crea problemi al triage (il punto di accesso del pronto soccorso dove si smistano i casi in base alla gravità). Ed è incredibile pensare,

spiegano i medici, che un intervento per un caso di etilismo «fa spendere soldi pubblici spesso molto più di un paziente oncologico in pronto soccorso per curare il dolore. E spesso evolve gravemente, rischiando persino di morire».