Per i cristiani il 2016 è un anno santo. Fino al 20 novembre, infatti, si terrà il Giubileo straordinario della misercordia, fortemente voluto da Papa Francesco a 50 anni dal Secondo concilio ecumenico Vaticano II.

Al di là delle differenti opinioni religiose che ciascuno può avere, è bello il fatto che il Pontefice abbia voluto dedicare un intero Anno Santo alla misericordia: una virtù, un sentimento, un modo d’essere, di sentire l’altro e soprattutto di agire. Il misericordioso riconosce negli altri la povertà di Cristo e agisce attivamente per soccorrerli e dare aiuto.

Possiamo ispirarci alla misericordia per inventare un esercizio spirituale da compiere contro la blasfemia. Anziché bestemmiare nei momenti più banali e nei momenti d’ira, pensiamo a come agire nel bene e nel rispetto degli altri.

Non occorre essere religiosi per farlo, perché la misericordia è uno dei sentimenti umani per eccellenza: è affine alla com-passione, il riconoscimento di sé nell’altro. La compassione ci porta a vedere negli altri noi stessi; prima di bestemmiare, allora, proviamo a metterci nei panni di chi ci sta di fronte e viene assalito dai nostri improperi. Fatto questo, lasciamo da parte la violenza delle parole e imbocchiamo la via della dolcezza delle azioni.

Il discorso vale in modo particolare nello sport, che è un’attività sociale, cui partecipano persone di ogni sesso ed età. Pensate sia bello per un bambino udire il proprio genitore che bestemmia contro l’arbitro dalle tribune? Pensate che sia bello essere immortalati da una ripresa video mentre si bestemmia per il fallo subito? Pensate che sia bello bestemmiare contro un avversario o un compagno di squadra?

Ecco, impariamo a sostituire la bestemmia con la misericordia, la cosa più umana di tutte. S. B.